FRIDA KAHLO Through the lens of Nickolas Muray

di Elisa Heusch

QUARTO OCCHIO – Quella che ha inaugurato a Roma lo scorso 15 marzo, nelle sale del piano terra del Museo Storico della Fanteria di Roma, è una mostra molto particolare, che si addentra nella vita e nell’intimità di Frida Kahlo, attraverso lo sguardo del fotografo Nickolas Muray.

Affronto con estremo piacere tale argomento, anche in vista del fatto che la tematica di questo mese di aprile de La Redazione Online è la ‘libertà’, intesa come affermazione della propria interiorità e delle particolarità che contraddistinguono ogni individuo, e Frida Kahlo è stata senza dubbio un personaggio che – nonostante le difficoltà e le restrizioni del periodo storico nel quale è vissuta – non si è arresa e si è fatta paladina di grandi valori di rispetto ed affermazione delle proprie doti artistiche, arrivando a trasformare la propria sofferenza in una grande e preziosa risorsa.

La mostra “Frida Kahlo – through the lens of Nickolas Muray” si snoda attraverso sessanta fotografie (corredata dabellissime riproduzioni degli abiti e dei gioielli della protagonista) raccontando il personaggio di Frida non solo come artista ma come donna, in chiave intima dal punto di vista della storia che l’ha legata al fotografo Muray, in un rapporto profondo durato nel tempo, e mai interrotto a livello di amicizia fino alla morte di lei.

Nickolas Muray nacque come Miklos Mandl nel 1892 a Seghedino, in Ungheria, e a soli 21 anni la sua determinazione lo portò a partire per Ellis Island, dove si occupò di incisioni ed arte serigrafica, grazie alla formazione avuta a Budapest e a Berlino nelle arti grafiche, diventando quello che conosciamo come ‘Nickolas Muray’. Aprì poi il suo studio fotografico nel 1920 – poiché questa era la sua vera vocazione – nel suo appartamento del Greenwich Village, e diventò pian piano uno dei fotografi più richiesti dalle riviste dell’epoca; immortalò le più grandi personalità di allora, ed il suo studio divenne salotto di importanti intellettuali.

L’incontro con la Kahlo avvenne per caso nel 1931, quando Muray si recò in Messico in vacanza con l’amico artista messicano Miguel Covarrubias, che aveva lavorato a New York per Vanity Fair; Covarrubias era stato uno studente del grande muralista messicano Diego Rivera, e ne frequentava spesso la casa, e fu proprio grazie a questo che Murayconobbe la giovane e quasi sconosciuta moglie di Rivera: Frida Kahlo.

La Kahlo rimase subito folgorata dal loro primo incontro, tanto che subito dopo scrisse a Muray un biglietto nelle cui parole trapelava il suo profondo coinvolgimento romantico ed emotivo, ed i due iniziarono una storia d’amore che proseguì a fasi alterne per dieci anni, attraverso numerosi incontri sia in Messico che negli Stati Uniti, e allo stesso tempo anche un rapporto di amicizia che durò fino al 1954, anno in cui lei morì a soli 47 anni.

Le fotografie che Muray realizzò nel corso di questa loro storia vanno dal 1937 al 1946, e rimandano agli spettatori il sentire e la prospettiva di colui che fu amico, amante e confidente della donna, mettendo in luce sia l’abilità di Muraycome ritrattista, capace di cogliere con grande delicatezza la forza interiore di colei che ritraeva, sia aspetti intimi della vita e dell’arte di lei, con il grande interesse per la sua eredità messicana.

Man mano che ci si addentra all’interno delle sale espositive si comprende sempre di più quanto sia stato potente ed intimo il rapporto che li ha uniti, nonostante la Kahlo continuasse ad essere anche molto legata al marito, dal quale infatti non fu mai in grado di distaccarsi del tutto, nonostante la sua ripetuta infedeltà, culminata perfino con il terribile tradimento con sua sorella Cristina.

Oltre ai numerosi ritratti della Kahlo, sia in bianco e nero che a colori – realizzati con la pellicola Kodakhrome inserita da pochissimo sul mercato, o con la tecnica di stampa ai pigmenti di carbone colorati, di cui fu pioniere – nei quali la sua figura femminile appare ricca di una sensualità raffinata ma anche caparbia e fiera, sono esposti anche scatti che la ritraggono insieme al marito, alla sorella, e alla figlia adolescente di Muray, Arija, che stava studiando per diventare un’artista e che quindi frequentò con piacere la casa di San Angel dei coniugi Rivera. Alcune cruciali vicende che in quegli anni li hanno riguardati, così come alcuni dettagli delle tecniche innovative utilizzate dal fotografo, sono raccontate nel dettaglio sui tabelloni esposti lungo il percorso, a fianco dei colorati abiti tradizionali messicani che riproducono quelli da lei indossati, o accanto alla riproduzione della scrivania dove lei dipingeva. Sono state anche fedelmente riprodotte le lettere appassionate che i due si scambiarono nel 1939 e che Muray aveva segretamente fotografato, nonostante lei gli avesse chiesto di restituirgliele tutte, quando ormai la loro relazione stava per giungere al termine.

Non sono presenti in mostra le vere opere della Kahlo, ma alcune stampe che ne mostrano la riproduzione, come nel caso di “Autoritratto con collana di spine e colibrì”, de “Il sogno”, di “Ciò che l’acqua mi ha dato”, o nel caso della piccola natura morta raffigurante una fetta di melone ed un pappagallo, che lei donò al fotografo nel 1951 l’ultima volta che si incontrarono in Messico.

Muray fu un artista molto prolifico, infatti i suoi archivi contengono oltre 25.000 negativi, ma senza alcun dubbio il soggetto che ha ritratto di più in assoluto fu proprio Frida; è stato uno sperimentatore nel campo della fotografia a colori fin dai primi anni della sua carriera, come avevo accennato sopra, e proprio per questo motivo trovò grande ispirazione nel lavoro di Frida Kahlo e anche in lei come persona.

L’intensa storia d’amore intercorsa tra i due venne alla luce settant’anni dopo essersi consumata, quando all’interno di alcune scatole conservate presso il Nickolas Muray Photo Archive vennero ritrovate le foto e le lettere che i due si scambiarono.

Le fotografie nate dal rapporto professionale e personale tra Kahlo e Muray si sono poi affermate nella cultura popolare, attraverso i vari media, e hanno anche profondamente influenzato la visione di Frida Kahlo da parte del pubblico; si può dire che sono le prime immagini che vengono in mente quando si pensa alla pittrice messicana, contribuendo a renderla un’icona vera e propria.

Sono parte integrante della comprensione di chi fosse Frida Kahlo come individuo, al di là delle sue opere d’arte.

Proseguendo verso il finale dell’esposizione sono presenti alcuni francobolli commemorativi del centenario della nascita dell’artista messicana (2007), o emessi in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte (2014), e per finire possiamo ammirare delle teche contenenti riproduzioni dei suoi personali gioielli più utilizzati.

Questa mostra resterà visitabile fino al 20 luglio 2025, dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 19:30, e sabato e domenica dalle 9:30 alle 20:30, con ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.

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